Egregio signor Andrea,
la ringraziamo sentitamente per il Suo interessamento ai nostri
messaggi, e  apprezziamo vivamente la solerzia con la quale essi sono
stati pubblicati sul Suo sito. Non condividiamo, ovviamente, lo spirito
goliardico con il quale Lei si pone di fronte alle nostre sincere
preoccupazioni; tuttavia speriamo che l’attenzione che Lei dedica a ciò
che noi onestamente affermiamo, si possa un domani tramutare in
profonda e partecipata riflessione, e che il Suo cuore si apra per
ricercare la verità che viene a tutti i costi soffocata.
Nel suo sito, sono stati pubblicati anche i messaggi di un certo
"Killerjoke", il quale denuncia - con quella veemenza e quella
volgarità tipiche di certi giovani (ahinoi, della maggior parte dei
giovani!) le nostre iniziative nella città di Afragola. Quella
manifestazione di piazza, alla quale partecipò gran parte dei nostri
soci, non era affatto stata causata da futili motivi - come scrive il
nostro accusatore. La vera causa del nostro giusto e sacrosanto ritegno
era l’intollerabile condotta di un gruppo di negri, i quali da lungo
tempo si trattenevano sulla piazza della città osservando le nostre
donne e rivolgendo apprezzamenti pesanti nel loro turpe dialetto
africano. Per nostra fortuna, le signore e ragazze importunate non
erano in grado di tradurre le oscenità che venivano loro proferite a
bassa voce; in caso contrario la loro sensibilità sarebbe stata
sfregiata e vilipesa in modo irreparabile. 
Si, abbiamo detto "negri" e ripetiamo quella parola. Non vediamo per
quale motivo le norme della "correttezza politica", invocata dai nostri
attuali governanti, debba impedirci di dire pane al pane e vino al
vino. Né ci stupirebbe di vedere in quel "Killerjoke" uno dei
giovinastri con i capelli lunghi, la barba incolta e le movenze
femminee che gridò nei nostri confronti offese impronunciabili!
Assolutamente risibile, infine, l’ipotesi che identifica "Killerjoke"
con la nostra Associazione.
E poi, proprio su di noi viene l’accusa di razzismo! Su di noi che
tanto sudore e lacrime abbiamo versato per le nostre missioni
umanitarie in Botswana! Su di noi che abbiamo spalancato a loro le
porte del Paradiso, sollevandoli dalla loro condizione animalesca, e
introducendoli al cospetto di Nostro Signore!  E questo sarebbe
razzismo? Il vero razzismo è quello di chi li lascia vivere nel  fango,
nella loro assenza di civiltà e  di fede.  Si potrà obbiettare che essi
hanno bisogno di medicinali, di  cibo, di cure. Ma in che  modo
potremmo fare loro un dono più gradito? Procacciandogli qualche altro
anno di vita nel godimento dei piaceri  terreni, o donandogli gioia
eterna presentandoli a Nostro  Signore? Dio ride ogni volta  che
l’anima di un  negro varca la sua soglia: ride perché i negri sono i
suoi figli più umili, più ingenui, perché il loro agire fanciullesco li
avvicina maggiormente alla fede e alla verità. E, una volta che  essi
hanno varcato la  porta  del  Paradiso, li sveste  del turpe colore 
della loro pelle e dona loro un corpo bianco come il latte, e una
magnifica chioma  bionda. Pensiamo al loro puerile  entusiasmo durante
i viaggi  del Papa! Il  sommo  Pontefice giunge nei  loro paesi, li
benedice, e essi sono paghi di  aver ricevuto la sua benedizione. Né si
 curano del fatto che, pur essendo poverissimi, spendono la maggior
parte del loro danaro per organizzare una degna accoglienza al Capo
della Chiesa. Sono  disposti anche a morire di fame, purchè la loro
anima sia nutrita dal cibo delle celesti parole. Quanta meravigliosa
saggezza c’è nella loro scelta di mettere al mondo tante vite,
ignorando le nefaste pratiche  dell’aborto e  della contraccezione! Che
lascino pure la loro scorza terrena a tre anni! Dio li nutrirà  per 
l’eternità col pane della saggezza e col liquore della  speranza; Maria
li allatterà con le sue inesauribili mammelle, fonte di vita eterna e
di santità! Rammentiamo il  fulgido esempio di Madre Teresa di
Calcutta. Sulla porta dei lebbrosari da lei curati, troneggiava la
scritta: "Oggi vado in paradiso". La Santa Madre non pensava a salvare
le inutili vite dei malati; pensava piuttosto a spalancare loro le
porte dell’eternità! Li battezzava persino a loro insaputa, in modo
tale che trovassero nell’altro mondo una gradita sorpresa.
E noi saremmo i razzisti? Noi che siamo pronti a accogliere i negri
come  nostri eterni compagni nell’altro mondo? Voi che vedete il
razzismo nelle nostre opere e nelle nostre imprese, non riuscite a
scorgerlo in tanti videogiochi che idolatrate follemente. A tale
proposito, vi anticipiamo che uno dei nostri prossimi interventi
riguarderà proprio la dimostrazione che i videogiochi incitano all’odio
razziale (attendiamo che uno dei nostri esperti appronti la
traduzione).
Alcuni partecipanti ai gruppi di discussione ci chiedono di svelare la
nostra vera identità, la nostra vera sede. Non siamo così imprudenti.
La casella postale della Borromeo è stata riempita di lettere oscene e
infamanti, alcune delle quali contenevano in allegato dei pericolosi
virus; e per fortuna che non avevamo fornito la nostra vera casella!
Cos’altro potrebbe accadere, se uscissimo allo scoperto? Per tale
motivo, preferiamo restare "nell’ombra", almeno fino a quando i nostri
progetti non raggiungeranno una tale rilevanza da rendere
indispensabile la nostra palese "discesa in campo". A questo punto,
quando i media e la pubblica opinione ci avranno dedicato l’opportuna
attenzione, riterremo indispensabile rivelare i nostri nomi, la nostra
provenienza; e i rischi che affronteremo saranno tutti volti a una
nobile causa. Per citare le parole del martire Asinio Cicero, "siamo
pronti a affrontare spade e leoni in nome del Signore; ma non vogliamo
vanificare il nostro sacrificio finchè il nostro messaggio non sarà
palese ai cuori di tutti i gentili". 
Allo stesso modo, per tutelare la nostra sicurezza, non possiamo
soddisfare coloro che chiedono di entrare a far parte della nostra
Associazione. Tra di essi, potrebbero nascondersi delle subdole spie.
L’Associazione Borromeo, comunque, guarda e vigila. Ha mezzi e potere.
Conosce buona parte dei nomi e degli indirizzi di coloro che appongono
i loro messaggi sui gruppi di discussione. Quindi, al momento giusto,
sarà la Borromeo a scegliere i suoi adepti; e saprà anche come
avvicinarli.
Nel ringraziarla nuovamente per aver dedicato tempo e spazio alla
nostra Associazione, La autorizziamo inoltre a fare di questa lettera
l’uso che vuole: può, cioè, pubblicarla sul gruppo di discussione o sul
suo sito senza intercorrere in proteste. 
Che Dio la benedica.

Associazione Famiglie Cattoliche "San Carlo Borromeo"
"Agnus cum leo iacebit, sed pauce iactura durabit