ccorge della nocività della musica americana, che imperversa tra le nuove generazioni, e si batte perché vengano sequestrati dai negozi i dischi di Elvis Presly e dei Fratelli Everly. Crea il movimento politico – religioso “I fratelli della Fede” e, con i suoi adepti, organizza un’irruzione al concorso di Miss Italia 1956, schiaffeggiando e richiamando all’ordine le candidate che ardivano sfilare a gambe scoperte. Il sacrosanto sdegno dei “Fratelli della Fede” viene scambiato per provocazione, ne nasce una rissa, e Don Paternazzo viene denunciato alle autorità giudiziarie; ne esce trionfante, grazie anche alle parole che in sua difesa spende Giulio Andreotti. Negli anni ’60 il sacerdote diviene Preside dell’Istituto Femminile delle Figlie di Maria di Afragola, e si scaglia con veemenza contro la contestazione giovanile, il flipper, i film “Rocco e i suoi fratelli” e “La dolce vita” e le minigonne; da ricordare, inoltre, la sua crociata contro la trasmissione televisiva “Carosello”. Le pubblicità colpite dagli strali di Paternazzo sono quelle della Lines (dove l’ippopotamo Pippo “turba la fantasia infantile, irrompendo nell’intimità del bambino con le sembianze orrende di un novello Leviathan”), e della Lavazza (dove “il cono parlante chiamato Caballero avanza in cerca di donne da stuprare”). Memorabile anche il suo intervento contro la canzone “Lascia che sia” dei Betles, palese incitazione al satanismo. Negli anni ’70 e 80 Paternazzo si dedica alla lotta contro i videogiochi, che lo porterà alla tomba: bersaglio principale dei suoi strali è il gioco intitolato “La Donna Pac”, “orrenda divoratrice di esseri dalla forma fallica, incitazione al sesso non riproduttivo e al vampirismo”. Si aggira per i giardinetti di Afragola, soffermandosi a parlare con i bambini, offrendo loro caramelle e tentando di distoglierli dal letale passatempo dei videogiochi. Per essere in più intima conversazione con i fanciulli, Paternazzo li conduce in luoghi appartati; più di una volta, dopo il colloquio, i ragazzini hanno le lacrime agli occhi, mossi a commozione dagli atti dolci e sinceri del sacerdote. La bontà difficilmente trova premio sulla terra, e il genitore di uno dei bambini denuncia Paternazzo con un’accusa infamante; fortunatamente il religioso è assolto con formula piena, anche grazie agli attestati di stima pronunciati dal Senatore Andreotti. La morte lo coglie ottantacinquenne, nel 1996, mentre – collegato a Internet – contempla con sconforto il degrado della società attuale: gli è letale la visione di un sito, in cui si vede una negra che emula le imprese di Pasifae, “che s’imbestiò nell’imbestiata bestia”. Nel suo testamento, Paternazzo lascia la sua discreta fortuna (ricavata da alcuni oculati investimenti in Sud Africa dagli anni ’50 agli anni ’80) al nostro presidente e fondatore, col patto che egli s’impegni a creare l’Associazione Borromeo. Associazione Famiglie Cattoliche "San Carlo Borromeo" Via delle Cento Fontane 33, Afragola (NA) "Agnus cum leo iacebit, sed iactura pauce durabit"