Il vero razzismo è nei videogiochi!



Cari ragazzi,
Inizieremo il nostro discorso sul razzismo nei giochi elettronici prendendo
spunto da un'accusa che ci è stata rivolta. Scorgendo le innumerevoli
risposte che sono state date ai nostri messaggi, abbiamo letto una volgare
requisitoria nei confronti delle nostre iniziative nella città di Afragola.
Quella manifestazione di piazza, alla quale partecipò gran parte dei nostri
soci, non era affatto stata causata da futili motivi - come scrive il nostro
accusatore. La vera causa del nostro giusto e sacrosanto ritegno era l'
intollerabile condotta di un gruppo di negri, i quali da lungo tempo si
trattenevano sulla piazza della città osservando le nostre donne e
rivolgendo apprezzamenti pesanti nel loro turpe dialetto africano. Per
nostra fortuna, le signore e ragazze importunate non erano in grado di
tradurre le oscenità che venivano loro proferite a bassa voce; in caso
contrario la loro sensibilità sarebbe stata sfregiata e vilipesa in modo
irreparabile.
Si, abbiamo detto "negri" e ripetiamo quella parola. Non vediamo per quale
motivo le norme della "correttezza politica", invocata dai nostri attuali
governanti, debba impedirci di dire pane al pane e vino al vino. Né ci
stupirebbe di vedere nel nostro oppositore uno dei giovinastri con i capelli
lunghi, la barba incolta e le movenze femminee che gridò nei nostri
confronti offese impronunziabili! E poi, proprio su di noi viene l'accusa di
razzismo! Su di noi che tanto sudore e lacrime abbiamo versato per le nostre
missioni umanitarie in Botswana! Su di noi che abbiamo spalancato a loro le
porte del Paradiso, sollevandoli dalla loro condizione animalesca, e
introducendoli al cospetto di Nostro Signore!  E questo sarebbe razzismo? Il
vero razzismo è quello di chi li lascia vivere nel  fango, nella loro
assenza di civiltà e  di fede.  Si potrà obbiettare che essi hanno bisogno
di medicinali, di  cibo, di cure. Ma in che  modo potremmo fare loro un dono
più gradito? Procacciandogli qualche altro anno di vita nel godimento dei
piaceri  terreni, o donandogli gioia eterna presentandoli a Nostro  Signore?
Dio ride ogni volta  che l'anima di un  negro varca la sua soglia: ride
perché i negri sono i suoi figli più umili, più ingenui, perché il loro
agire fanciullesco li avvicina maggiormente alla fede e alla verità. E, una
volta che  essi hanno varcato la  porta  del  Paradiso, li sveste  del turpe
colore  della loro pelle e dona loro un corpo bianco come il latte, e una
magnifica chioma  bionda. Pensiamo al loro puerile  entusiasmo durante i
viaggi  del Papa! Il  sommo  Pontefice giunge nei  loro paesi, li benedice,
e essi sono paghi di  aver ricevuto la sua benedizione. Né si  curano del
fatto che, pur essendo poverissimi, spendono la maggior parte del loro
danaro per organizzare una degna accoglienza al Capo della Chiesa. Sono
disposti anche a morire di fame, purché la loro anima sia nutrita dal cibo
delle celesti parole. Quanta meravigliosa saggezza c'è nella loro scelta di
mettere al mondo tante vite, ignorando le nefaste pratiche  dell'aborto e
della contraccezione! Che lascino pure la loro scorza terrena a tre anni!
Dio li nutrirà  per  l'eternità col pane della saggezza e col liquore della
speranza; Maria li allatterà con le sue inesauribili mammelle, fonte di vita
eterna e di santità! Rammentiamo il  fulgido esempio di Madre Teresa di
Calcutta. Sulla porta dei lebbrosari da lei curati, troneggiava la scritta:
"Oggi vado in paradiso". La Santa Madre non pensava a salvare le inutili
vite dei malati; pensava piuttosto a spalancare loro le porte dell'eternità!
Li battezzava persino a loro insaputa, in modo tale che trovassero nell'
altro mondo una gradita sorpresa.
E noi saremmo i razzisti? Noi che siamo pronti a accogliere i negri come
nostri eterni compagni nell'altro mondo? Voi che vedete il razzismo nelle
nostre opere e nelle nostre imprese, non riuscite a scorgerlo in tanti
videogiochi che idolatrate follemente. A tale proposito, risulta davvero
illuminante il giudizio del reverendo Harry Powell, che nel suo sferzante
saggio "La notte del cacciatore" (Laughton Press, Georgia, 1999) presenta il
suo sacrosanto atto di accusa contro il "divertimento elettronico".
Ascoltiamo le parole di Powell:

"Il nome del giocatore di palla a canestro Dennis Rodman è sinonimo di
corruzione e di blasfemia: omosessuale dichiarato, esaltatore della
lascivia, insaziabile macchina di fornicazione, questo turpe abominio
incarnato in essere umano, quest'infame feccia del seme d'Adamo che ha
cosparso il suo corpo di perversi tatuaggi, e che ha l'ardire di scegliere
Il Verme come proprio nome di battaglia. ecco, questo Rodman rivive in un
videogioco chiamato NBA Vive 99, in modo che tutti i giovani possano
imitarne le turpi imprese! Ora, Rodman è negro; e, per la sua razza,
rappresenta vergogna e onta. Oneste madri di famiglia, che con i negri
convivevano pacificamente, facendo loro l'elemosina quando necessario e
rammentandosi di loro nelle preghiere, hanno iniziato a provare odio per la
gente di pelle scura. Una mia parrocchiana, Shelley Haze, mi ha detto di
odiare i negri da quando suo figlio le ha detto "Mamma, da grande voglio
essere il Verme!". Un gioco come NBA vive 99, cari signori, fomenta l'odio
razziale, turbando l'equilibrio che si è stabilito tra le genti di pelle
diversa, e creando inaccettabili mescolanze".

Ma ora cambiamo discorso. Alcuni partecipanti ai gruppi di discussione ci
chiedono di svelare la nostra vera identità, la nostra vera sede. Non siamo
così imprudenti. La casella postale della Borromeo è stata riempita di
lettere oscene e infamanti, alcune delle quali contenevano in allegato dei
pericolosi virus; e per fortuna che non avevamo fornito la nostra vera
casella! Cos'altro potrebbe accadere, se uscissimo allo scoperto? Per tale
motivo, preferiamo restare "nell'ombra", almeno fino a quando i nostri
progetti non raggiungeranno una tale rilevanza da rendere indispensabile la
nostra palese "discesa in campo". A questo punto, quando i media e la
pubblica opinione ci avranno dedicato l'opportuna attenzione, riterremo
indispensabile rivelare i nostri nomi, la nostra provenienza; e i rischi che
affronteremo saranno tutti volti a una nobile causa. Per citare le parole
del martire Asinio Cicero, "siamo pronti a affrontare spade e leoni in nome
del Signore; ma non vogliamo vanificare il nostro sacrificio finchè il
nostro messaggio non sarà palese ai cuori di tutti i gentili".
Allo stesso modo, per tutelare la nostra sicurezza, non possiamo soddisfare
coloro che chiedono di entrare a far parte della nostra Associazione. Tra di
essi, potrebbero nascondersi delle subdole spie. L'Associazione Borromeo,
comunque, guarda e vigila. Ha mezzi e potere. Conosce buona parte dei nomi e
degli indirizzi di coloro che appongono i loro messaggi sui gruppi di
discussione. Quindi, al momento giusto, sarà la Borromeo a scegliere i suoi
adepti; e saprà anche come avvicinarli.
Che Dio vi benedica.

Associazione Famiglie Cattoliche "San Carlo Borromeo"
"Agnus cum leo iacebit, sed pauce iactura durabit"